(Adnkronos) –
Le novità terapeutiche nella lotta all’obesità hanno fatto ‘impazzire’ gli italiani che lottano con i chili di troppo. La causa è il successo degli analoghi del Glp-1, terapie anti-diabete e ora usati in modo efficace nel far perdere perso, a cui appartiene la semaglutide. Lo certifica il Rapporto OsMed 2023 presentato oggi dall’Aifa a Roma. 

Per gli antidiabetici “l’aumento di spesa del 7,6%, più alto della media degli ultimi 10 anni è legato sia a un aumento dei consumi (del 4,5%) che del costo medio per dose. Ma scendendo nel dettaglio si vede che a impennarsi sono in particolare due sottogruppi di farmaci in grado di ridurre in modo significativo il peso corporeo: gli analoghi del Glp-1 che registrano un aumento di spesa del 17,9% e dei consumi del 26,4%, con la sola semaglutide a impennarsi rispettivamente di +52,3 e +75,9%; le gliflozine, che registrano un aumento di spesa del 60,1% e dei consumi del 65,6%”.  

Da rilevare che Aifa nel 2024 “ha autorizzato l’immissione in commercio nella Fascia C dei prodotti non rimborsabili (il Wegovy*), in farmacia da luglio, medicinale a base di semaglutide ma con specifica indicazione terapeutica per la perdita del peso”. 

 

Il boom del semaglutide non è condizionato dai costi. I farmaci sono a prescrizione medica obbligatoria, ma completamente a carico del paziente, a meno a che non abbia anche il diabete e allora vengono rimborsati. L’obesità è stata riconosciuta anche in Italia nel 2019 come patologia, ed è quindi entrata nell’elenco delle patologie croniche, tuttavia non sono stati definiti né i codici di esenzione specifici né i Lea. In questo momento, si stima che una terapia a lungo termine possa arrivare a costare anche 350 euro al mese.