(Adnkronos) – “Ho 15 anni, nato e cresciuto a Miami, frequento l’American School of London, e la vittoria di Donald Trump alle 47esime elezioni presidenziali non mi ha sorpreso. Le elezioni presidenziali hanno avvicinato alla politica e al tempo stesso diviso molti di noi studenti. Al liceo noi americani veniamo ben informati sul processo elettorale che porta all’elezione del nostro Presidente; tutti conosciamo il meccanismo, dalle primarie alle presidenziali. Questa consapevolezza ci porta a continui confronti, fuori dalle aule, con alcuni di noi desiderosi ma al contempo cauti nel condividere pubblicamente le opinioni sui candidati e sui programmi. I temi della politica vengono spesso affrontati in gruppi e nelle conferenze ‘Model United Nations’ nei cui incontri gli studenti sono incoraggiati a scegliere un candidato in base a un determinato tema di discussione, ad esempio l’immigrazione o la politica estera. 

La figura polarizzante e controversa di Trump presenta un fattore unico che tende a dividere gli studenti: ognuno prende una posizione guidato più dall’opinione personale che ha del candidato piuttosto che dal programma politico presentato. Indipendentemente dagli argomenti conosciuti e discussi, alcuni studenti delle scuole superiori preferiscono Trump poiché trasmette un senso di potere, forza e persino ‘divertimento’. Altri si sono schierati a favore di Kamala Harris perché non gradivano l’approccio aggressivo di Trump, preferendo i modi più pacati di Harris. C’è una forte componente personale nel sostegno dello studente ai due candidati alla presidenza. Certamente il senso di appartenenza politica, tra le generazioni più giovani delle scuole superiori americane, ruota principalmente attorno alla personalità del candidato e non all’ideologia espressa dal partito o dal programma elettorale. 

Sebbene in minoranza nelle scuole, sono gli estremisti ad essere i più espliciti e visibili: in alcuni istituti agli studenti è consentito indossare i cappelli ‘Make America Great Again’ con reazioni spesso contrastanti da parte di chi, insegnanti e studenti, è di un altro schieramento o preferisce manifestare con modi meno espliciti il proprio supporto. Ed è proprio per evitare accese discussioni politiche in classe che in molte scuole vige il divieto di oggetti di propaganda politica. Interessante poi notare la significativa divisione di genere per quanto riguarda i candidati: nei licei americani la maggioranza dei maschi hanno preferito Trump, mentre le ragazze si sono schierate principalmente con la Harris. Anche in questo caso è stato il sentimento personale verso il candidato a influenzare il supporto espresso. 

Gli endorsements sono stati poi un fattore molto significativo per i liceali americani. Kamala Harris è stata sostenuta da molte celebrities dello spettacolo, cito solo Beyonce e Taylor Swift tra le tante altre che si sono persino esibite durante i suoi convegni elettorali: grazie a questi artisti molti adolescenti hanno, di riflesso, indirizzato la propria preferenza verso la candidata Harris. Di contro molti altri giovani non sono si sono affatto fatti influenzare dall’approvazione dello star system al candidato. Trump ha ricevuto un supporto diverso da più figure con diverso spessore politico ed economico e finanziario, come Robert R.F.K. Jr ed Elon Musk, figura questa decisamente popolare tra gli studenti americani, che con il suo mix di imprenditorialità, tecnologia, innovazione e stile alternativo ha attirato l’interesse di molti adolescenti. Trump ha avuto inoltre il sostegno diretto di alcuni esponenti della “Generazione Z” a cui si è avvicinato grazie al sostegno espresso dallo streamer di Twitch Adin Ross, Dana White, mentre il figlio diciottenne Barron Trump è stato il suo consigliere non ufficiale per i podcast. 

(di Nikolay Silva, 15 anni, Gulliver School of Miami e American School of London)