(Adnkronos) – “L’Iran ha cercato di uccidere Benjamin Netanyahu”. E’ questa l’accusa arrivata da una fonte israeliana – citata da Channel 12 – dopo l’attacco con drone nel centro di Israele con obiettivo l’abitazione privata del primo ministro israeliano a Cesarea. Uno dei droni lanciati da Hezbollah avrebbe colpito la residenza del premier, scrive il sito Axios.
A riferire dell’attacco prima della conferma ufficiale era stata l’agenzia di stampa qatariota Al Araby, citata dal quotidiano iraeliano ‘Ha’aretz’. Precedentemente le forze di difesa israeliane avevano reso noto che un drone proveniente dal Libano aveva colpito oggi la città di Cesarea. Altri due droni erano stati intercettati. Il drone, avevano detto, ha “colpito una struttura nella zona di Cesarea” senza causare vittime o feriti.
L’ufficio del premier israeliano aveva poi confermato che l’abitazione privata del premier era stata bersaglio di un attacco con drone proveniente dal Libano. In una breve dichiarazione, l’ufficio aveva precisato che né Netanyahu né la moglie si trovavano all’interno della casa al momento dell’attacco e che non ci sono feriti.
“No, nulla ci scoraggerà. Continueremo fino alla vittoria”, ha dichiarato quindi il primo ministro israeliano rispondendo a una domanda poco dopo l’attacco con drone. “Due giorni fa – afferma ancora Netanyahu nel breve video postato su X – abbiamo preso Yahya Sinwar, mente del terrorismo, i cui scagnozzi hanno decapitato i nostri uomini, stuprato le nostre donne e bruciato vivi i bambini. Lo abbiamo eliminato – ha aggiunto – e continuiamo la nostra battaglia con gli altri terroristi ‘proxy’ dell’Iran. Vinceremo questa guerra”.
L’Idf ha intanto annunciato che Nasser Abd Elaziz Rashid, vicecomandante di Hezbollah responsabile per il distretto meridionale libanese di Bint Jbeil, è stato ucciso in un raid aereo ieri. Rashid, secondo l’Idf, era responsabile del lancio di razzi a partire da diverse località del Libano meridionale su Israele.
E’ di un morto e nove feriti il bilancio degli attacchi con razzi lanciati dal sud del Libano contro Israele. A fornirlo sono state le autorità locali, mentre le Idf hanno denunciato che da mezzanotte sono stati lanciati dagli Hezbollah 180 razzi. La vittima, un uomo sulla cinquantina, è stata registrata nei pressi della città di Acre, dove una scheggia di un razzo è finita sull’auto a bordo della quale si trovava. Un’altra persona è rimasta ferita. Gli altri feriti si contano in diverse località del nord di Israele, tra cui Haifa, dove se ne contano 5. L’attacco ha provocato inoltre danni ad un edificio residenziale nel sobborgo di Kiryat Ata e ad alcuni veicoli parcheggiati nelle vicinanze.
Le sirene dell’allarme aereo sono intanto suonate in alcune zone di Tel Aviv per l’infiltrazione di un drone nell’area di Glilot, hanno annunciato oggi le Forze di difesa israeliane senza precisare se il velivolo è stato intercettato o se ha colpito il suolo. L’area in questione è quella dove hanno sede un’importante base dell’intelligence dell’Idf e il quartier generale del Mossad. A riferirne è il Times of Israel.
Un tunnel nel Libano meridionale che, secondo l’Idf, apparteneva alla forza d’élite Radwan di Hezbollah, è stato demolito dagli ingegneri militari israeliani. Lo riferisce l’esercito con la stella di David, precisando che il passaggio sotterraneo era un dei tunnel principali di Radwan in Libano e comprendeva un centro di comando, un deposito di armi, stanze in cui alloggiare, scooter e altre attrezzature.
Accanto al tunnel le truppe hanno trovato anche decine di armi ed equipaggiamenti appartenenti a Hezbollah. Inoltre, più di 50 altri cunicoli e tre tunnel principali sono stati demoliti dai genieri della 91a Divisione nel Libano meridionale, afferma l’Idf, secondo cui, per demolire i quattro tunnel, sono state utilizzate più di 100 tonnellate di esplosivo.
Hamas è vivo nonostante la morte del suo leader Yahya Sinwar in un’operazione militare israeliana a Gaza. Ad assicurarlo è stato oggi l’ayatollah Ali Khamenei, guida suprema iraniana. “La sua perdita è certamente dolorosa per il fronte della resistenza” contro Israele, ha dichiarato, garantendo che “non finirà affatto con il martirio di Sinwar”.
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, lancia intanto un avvertimento in vista di un possibile attacco di rappresaglia israeliano sull’Iran. “Chiunque abbia conoscenza o comprensione di ‘come e quando Israele attaccherebbe l’Iran’ e/o abbia fornito i mezzi e il sostegno per tale follia, dovrebbe logicamente essere ritenuto responsabile di ogni vittima”, scrive su X, postando, sotto il post, la foto del presidente americano Joe Biden.
Intanto, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, “pur non commentando sviluppi di questa natura” rilascia attraverso il portavoce Farhan Haq una dichiarazione a seguito della morte di Sinwar nella quale esprime l’auspicio che “questo porti a un immediato cessate il fuoco, al rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e a un accesso umanitario senza restrizioni a Gaza”. Forti critiche erano state mosse ieri da Israele a Guterres per il suo mancato commento all’annuncio dell’uccisione del leader di Hamas.
Il Segretario generale è stato in contatto con “diversi funzionari” delle Nazioni Unite, ha dichiarato il suo portavoce. Tra questi, il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, che ha già invitato le parti a impegnarsi nel dialogo e a raggiungere un accordo. “Siamo a un punto critico. Dobbiamo cogliere l’occasione per far tacere le armi e liberare subito gli ostaggi”.
Almeno 30 persone sarebbero intanto state uccise in un attacco aereo israeliano nel nord di Gaza. A riferirlo oggi è l’agenzia di stampa palestinese Wafa che parla di bambini tra le vittime. Più di 50 altre persone sono rimaste ferite nell’attacco alla città di Jabalia.
Sono intanto saltati i servizi internet in tutta la parte settentrionale della Striscia di Gaza. Lo denuncia Palestine Telecommunications Company (Paltel), che ha attribuito l’accaduto agli “attacchi in corso”. La società, riporta il New York Times, ha spiegato che le sue squadre sono al lavoro per ristabilire la connettività nell’area.
Sarebbe quindi salito a 42.519 morti e 99.637 feriti il bilancio delle operazioni militari nella Striscia di Gaza avviate dall’esercito israeliano dopo l’attacco del 7 ottobre di un anno fa. Ad aggiornare il bilancio delle vittime è stato il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas
Quattro persone sono rimaste uccise in un raid israeliano contro una località nell’est del Libano, tra cui il sindaco di un villaggio vicino. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Ani, secondo cui il primo cittadino di Sohmor, nella parte occidentale della valle della Bekaa, è il secondo sindaco a essere vittima dei raid israeliani: mercoledì scorso, era morto quello di Nabatiyeh, tra le 25 vittime, insieme a molti altri consiglieri locali, di un raid sulla città del sud del Libano.
Ed è di due morti il bilancio di un raid che ha preso di mira un’auto a nord di Beirut. Lo ha riferito il ministero della Sanità libanese, secondo cui l’attacco è avvenuto nei pressi di Jounieh, lungo l’autostrada che collega la capitale al nord del Paese ed è la prima dall’inizio dell’operazione il 30 settembre scorso che Israele colpisce quella zona. Secondo l’agenzia di stampa libanese Ani, “tre razzi hanno colpito un’auto nella quale si trovavano un uomo e la moglie” sull’autostrada a Jounieh, zona cristiana finora risparmiata dalle violenze. La stessa fonte riferisce che le due persone a bordo dell’auto, dopo un primo attacco, sono fuggite e si sono rifugiate in un’area boschiva lungo la strada, prima di essere nuovamente prese di mira e uccise. Un giornalista dell’Afp presente sul posto ha visto un gran numero di soldati dell’esercito libanese vicino all’auto colpita.
Come anticipato quindi nell’ordine di evacuazione diramato ai cittadini della periferia sud di Beirut, gli israeliani hanno condotto due raid contro Daiyeh. Lo hanno reso noto fonti della sicurezza libanese.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz è intanto arrivato nella serata di ieri a Istanbul per un incontro con il presidente Recep Tayyip Erdogan. Tra i punti chiave dell’agenda dei colloqui il Medio Oriente, le migrazioni e la sicurezza, oltre alla guerra in Ucraina e ai legami economici bilaterali. Il colloquio in programma per oggi segue l’incontro avuto da Scholz con Erdogan lo scorso mese a New York a margine dei lavori dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.