(Adnkronos) – “Pietro è il migliore amico di Gesù. Vi ricordate a scuola quando ci davano il tema da comporre ‘il tuo migliore amico’. Se Gesù fosse andato alle medie, avrebbe scritto ‘Il mio migliore amico è Pietro’. E ora è diventato anche il mio perché me ne sono innamorato”. Così Roberto Benigni apre il suo monologo su San Pietro dal titolo ‘Pietro – Un uomo nel vento’, in onda su Rai 1, Rai Radio3 e RaiPlay.  

“Noi siamo qui come se niente fosse”, ma in realtà “siamo in un posto unico al mondo dove non c’è mai stato nessuno. Siamo nei giardini segreti, dove solo i Papi possono venire a passeggiare. Probabilmente qui mezz’ora fa c’era Papa Leone XIV a raccogliere i fiori, viene qui tutti i giorni ad annaffiare”, dice Benigni scatenando una risata di un gruppo ristretto di spettatori, seduti in un piccolo anfiteatro allestito per l’occasione.  

Dopo ‘I dieci comandamenti’ e il recente spettacolo ‘Il sogno’, racconta la vita dell’uomo al quale Gesù Cristo affidò la sua Chiesa. Un luogo unico, un artista e autore straordinario, amato dal pubblico, per far rivivere una vita misteriosa ed epica. “Siamo nel ‘the dark side of the Basilica di San Pietro’: il lato nascosto, mai visto prima. Solo i Papi quando colgono i fiori. Ma questa sera vedremo anche il ‘the dark side of Pietro’, lo vedremo come nessuno lo ha mai visto”, assicura il regista e attore. Anche se di ‘dark’ non ha trovato nulla: “Leggendo il Vangelo si arriva a pensare che la vita abbia un senso”, dice Benigni per poi raccontare l’incredibile vicenda archeologica legata alla tomba e alle ossa di Pietro. 

E ancora: “Cosa ci faceva Pietro a Roma? Mica era romano: era un pescatore ebreo della Galilea, in Palestina. Voleva conquistare l’Impero romano da solo. Non con le armi, ma con un’idea. La più strana che si fosse mai sentita: l’idea di un Dio che si è fatto l’ultimo degli uomini, poverissimo, morto in croce, crocifisso come un bandito perché voleva insegnarci ad amarci l’un l’altro. Con questa idea Pietro voleva convincere i romani. Era folle, ma di una follia particolare chiamata ‘fede’, che riponeva in Gesù di Nazaret. Pietro era convinto che Gesù fosse Dio, che quell’idea fosse la verità, e che alla fine tutti ci avrebbero creduto — anche i romani”, racconta Benigni, definendolo “il primo follower di Gesù”.  

E “voleva predicare il Vangelo senza sapere il latino. È come se un idraulico andasse a New York senza sapere l’inglese e volesse convincere gli americani non solo di aver incontrato Dio in persona, ma che sono anche amici. E poi questo suo amico è stato condannato a morte, ma prima di morire gli ha lasciato delle idee che tutti devono ascoltare. Con la differenza che Pietro rischiava la vita e lo sapeva: a New York magari ti chiudono in un manicomio”. 

Il premio Oscar, rivolgendosi alla platea, si chiede: “Ma cosa avrà visto Pietro per farsi travolgere in quel modo e buttarsi in un’avventura così folle, in un’impresa così impossibile? Quanta fede e passione ci vogliono per accettare un compito simile? E da dove viene un vento capace di soffiare così forte, rapirti in quella maniera e portarti così lontano, fino ai confini del mondo, fino alla morte e perfino oltre?”. Quando si legge la storia di Pietro, “si ha l’impressione che una forza misteriosa si sia impossessata di lui, facendogli vivere avventure che un pescatore di quel tempo non si sarebbe mai sognato”. 

“Quando Pietro incontra Gesù – continua l’attore – sono coetanei, neanche trentenni. E non si capisce perché Pietro venga sempre rappresentato come un uomo anziano, calvo, con le rughe e la barba bianca. Anche Leonardo ne ‘L’Ultima Cena’ lo ha rappresentato così. Sembra che Pietro sia nato già vecchio”, dice. “Quando i due i sono incontrati erano giovanissimi, questa infatti è una storia di ragazzi”.