(Adnkronos) – “Sarà in un Paese neutrale, forse in Svizzera – sto spingendo per Ginevra – o in un altro Paese”. Lo ha dichiarato a TF1 il presidente francese Emmanuel Macron, rivelando i suoi suggerimenti per la sede del vertice di pace tra Volodymr Zelensky e Vladimir Putin, dopo l’incontro di ieri alla Casa Bianca con Donald Trump. “L’ultima volta che ci sono stati colloqui bilaterali, si sono svolti a Istanbul”, ha ricordato il capo dell’Eliseo, respingendo la possibilità – suggerita da un giornalista – di tenere l’incontro a Parigi, “come nel 2019”.
“Putin è un orco alle nostre porte”, ha poi affermato Macron al canale Lci, avvertendo gli alleati europei di non fidarsi di Putin e sottolineando i rischi legati alla sua politica di destabilizzazione. “Putin ha raramente rispettato i suoi impegni. È stato costantemente una forza di destabilizzazione. Ha cercato di ridisegnare i confini per aumentare il suo potere”, ha proseguito il presidente francese, affermando di non credere che la Russia possa “tornare alla pace e a un sistema democratico dall’oggi al domani”. Sottolineando la natura predatoria del Cremlino, Macron ha aggiunto: “Putin, anche per la sua stessa sopravvivenza, ha bisogno di continuare a mangiare. Questo significa che è un predatore, un orco alle nostre porte”.
“Ginevra potrebbe essere la sede giusta” per l’incontro tra Putin e Zelensky, ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando ai giornalisti al suo arrivo a Berna. “L’Italia – ha spiegato – è favorevole che si svolgano a Ginevra perché è un Paese che ha sempre lavorato per la costruzione della pace”. “Roma anche sarebbe stata una sede ideale, voluta da americani, ucraini e anche dagli altri, ma c’è il problema della Corte Penale internazionale, quindi sarebbe stato più complicato. Credo che la sede di Ginevra possa essere la sede migliore, l’Italia è favorevole, lo dirò anche oggi al ministro Cassis”, ha aggiunto Tajani, riferendosi al mandato di cattura emesso nei confronti di Putin.
Una fonte dell’Amministrazione Usa alla Reuters, come si legge su Meduza, ha reso noto che l’incontro tra Putin e Zelensky potrebbe avvenire in Ungheria. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha anticipato che l’incontro bilaterale fra i presidenti di Russia e Ucraina potrebbe essere organizzato entro le prossime due settimane. Il governo dell’Ungheria, Paese che fa parte dell’Unione europea, mantiene stretti rapporti con la Russia.
“Ogni parte dovrà fare alcune concessioni, nessuna delle due otterrà al 100% ciò che desidera”. Così il segretario di Stato americano Marco Rubio ha descritto le prospettive di un eventuale incontro tra i presidenti di Russia e Ucraina, che Washington sta cercando di organizzare e che ha definito un’iniziativa “senza precedenti”.
In un’intervista a Fox News, Rubio ha avvertito che un simile vertice non significherebbe automaticamente la firma di un accordo di pace, ma rappresenterebbe un passo importante verso la fine del conflitto. Ha precisato che “parte dei negoziati inevitabilmente riguarderà le questioni territoriali”, sottolineando che si tratta di un passaggio difficile ma “necessario per la conclusione del conflitto”. Secondo il capo della diplomazia statunitense, non ci sarà “resa incondizionata” da parte di alcuna delle due parti, e la definizione delle linee di confine dovrà essere frutto di una decisione diretta tra Mosca e Kiev, con gli Stati Uniti pronti a favorire “il raggiungimento di un accordo accettabile”.
Zelensky, riferendosi alle garanzie di sicurezza che saranno probabilmente definite entro dieci giorni, ha confermato che “esiste effettivamente un pacchetto con le nostre proposte del valore di 90 miliardi di dollari”. Il presidente ucraino ha aggiunto che l’accordo includerà anche l’acquisto di armi statunitensi da parte di Kiev. “E abbiamo accordi con il presidente Usa che, quando le nostre esportazioni si apriranno, compreranno i droni ucraini. Questo è importante per noi”, ha sottolineato.
Secondo il Financial Times, l’Ucraina avrebbe promesso di acquistare 100 miliardi di dollari di armi statunitensi, finanziate dall’Europa, come parte di un accordo per ottenere garanzie di sicurezza dagli Stati Uniti in caso di un accordo di pace con la Russia. Inoltre, Ucraina e Stati Uniti concluderebbero un accordo da 50 miliardi di dollari per produrre droni con aziende ucraine.
Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, in un’intervista a Fox News, ha reso noto che su un quadro generale con garanzie di sicurezza a Kiev lavora da un paio di mesi una coalizione di 30 Paesi. La partecipazione degli Stati Uniti a tale progetto sarà discussa nei prossimi giorni, ha aggiunto. Ieri, ha confermato, non è emerso un accordo sul dispiegamento di militari europei in Ucraina e neanche è stato chiarito il ruolo degli Stati Uniti nel processo di garanzie di una tregua.
Per Dmitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo ed ex presidente, “la coalizione dei volenterosi ha fallito”. Medvedev ha commentato così il vertice sull’Ucraina andato in scena ieri a Washington, descritto come una sconfitta per i leader europei nel confronto con Trump. “La coalizione anti-russa e bellicista dei volenterosi non è riuscita a prevalere su Trump. L’Europa gli ha reso grazie e si è inchinata davanti a lui”, ha scritto su X. Medvedev ha aggiunto che ora resta da vedere “come il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si esprimerà una volta tornato a casa sulle garanzie di sicurezza e sui territori”.
Intanto nella notte la Russia ha lanciato contro l’Ucraina 270 droni e 10 missili, in uno degli attacchi più massicci del mese. Secondo l’aeronautica di Kiev, le difese aeree hanno abbattuto 230 droni e sei missili, ma sono stati registrati colpi in 16 località con quattro missili e 40 droni.
Nella regione di Chernihiv le esplosioni hanno danneggiato infrastrutture e causato interruzioni di corrente. “Alcuni insediamenti stanno vivendo problemi con la fornitura di elettricità. Tecnici e soccorritori sono già al lavoro per il ripristino”, ha dichiarato il governatore Viacheslav Chaus. Nella regione di Poltava, attacchi su Kremenchuk e Lubny hanno danneggiato edifici amministrativi e lasciato senza luce quasi 1.500 utenze residenziali e 119 commerciali. “Fortunatamente non ci sono state vittime”, ha riferito il governatore Volodymyr Kohut. Il sindaco di Kremenchuk ha aggiunto che il raid dimostra come “Vladimir Putin non voglia la pace”.
