(Adnkronos) – “Noi di Edulia facciamo parte appunto del mondo Treccani e ci occupiamo principalmente di creare contenuti e strumenti digitali per l’educazione e la formazione a vari livelli, lavorando moltissimo con le scuole, con gli insegnanti e quindi ci poniamo un po’ la questione di come l’intelligenza artificiale intervenga e possa intervenire all’interno di quello che è un processo educativo”. A dirlo Cristina Pozzi, ceo Edulia dal sapere Treccani, intervenendo in video collegamento all’evento Adnkronos Q&A, ‘Trasformazione digitale, dentro l’Ai’. 

“La scuola in particolare nel mondo di oggi – spiega – sta sempre un po’ al centro di qualunque cambiamento, è una vera e propria officina del futuro dove tutto ciò che riguarda la nostra cultura e la nostra società in qualche modo entra e riesce rielaborato. Alla rivoluzione digitale, all’intelligenza artificiale e alle nuove esigenze che questi strumenti portano con sé nella nostra società, di fatto viene poi ricondotta a un tema che la scuola deve sviscerare e quindi la scuola cerca di farsi carico di tutti questi pesi interrogandosi un po’ da tutti i punti di vista”.  

“Ci sono gli strumenti necessari – afferma – per vivere nel mondo di oggi, per comprendere la cultura nella quale sono inseriti, che può significare linguaggi, può significare saper farvi conto, scrivere, quindi anche gli strumenti base, ma significa poi anche conoscere la storia, la cultura, i valori e tutto ciò che sta loro attorno, proprio per poter comprendere quel mondo e vivere al suo interno”. 

“Tutta la nostra cultura oggi – prosegue – è filtrata dall’Ia, perché qualunque cosa facciamo che riguardi risolvere un problema, comunicare, interagire con altri, andare magari su un social network, scegliere un film o addirittura la trama del film che stiamo vedendo, sicuramente è stata creata tenendo conto di tutta una serie di parametri che spesso sono portati anche all’intelligenza artificiale, le stesse pubblicità spesso sono fatte in questo modo, una ricerca, un’analisi per trovare un dato e cercare di comprendere qualcosa”.  

“Poi ci si fa notare che se hai fatto shopping, se sei andato a fare una ricerca online, se hai interagito con qualcuno, strumento nel tuo telefonino, l’intelligenza artificiale stai usando l’Ia. Quindi oggi ci concentriamo molto di solito sulla generativa come applicazione perché è quella che nell’ultimo anno e mezzo ci sta facendo parlare di più, però ricordiamoci che sono cose che stiamo usando tantissimo. C’è dunque da farsi tante domande e portarle nella scuola in modo tale da uscirne tutti più consapevoli, più formati e ricordandoci che di fatto l’intelligenza artificiale stessa è un fatto culturale a 360 gradi, è un sogno, un’aspirazione che portiamo avanti da millenni”, sottolinea.  

“Troviamo descrizioni di automi e di strumenti che ci facilitano la vita nel modo in cui oggi robot, automazione, intelligenza artificiale fanno, fin da migliaia di anni fa in tutte le forme e in tutti i paesi e le geografie del mondo e capirlo in questo modo può aiutare ad avere una visione a 360 gradi che riesca a non trattare le cose in parallelo e separatamente, da una parte gli strumenti, dall’altra parte le competenze, la capacità di governare, l’etica, queste cose stanno tutte insieme. La scuola può essere il luogo dove farlo”, conclude.