(Adnkronos) – Ci sono “almeno 100mila ragazzi italiani, adolescenti dai 12 ai 18 anni”, che “soffrono obesità con complicanze o grave”. Un’ipoteca sul futuro, con “rischi pesantissimi” che potrebbero accorciarne la speranza di vita. “Per la prima volta nella storia della medicina, accanto alla modifica delle abitudini scorrette che resta il caposaldo imprescindibile della terapia, abbiamo a disposizione una classe di farmaci che permettono cali di peso anche molto importanti”. Non una scorciatoia, bensì “una possibile aggiunta ai cambiamenti degli stili di vita”. Oggi, però, diversi ostacoli complicano l’utilizzo effettivo di questi medicinali. Di fatto, lo impediscono. Claudio Maffeis, direttore del Centro regionale di diabetologia e obesità pediatrica presso l’Azienda ospedaliero-universitaria integrata di Verona, docente di Pediatria dell’ateneo cittadino, li analizza per l’Adnkronos Salute e ne cita sostanzialmente due: il nodo carenza, un problema che ancora persiste, e i costi che al momento restano a carico delle famiglie.
I farmaci in questione – già rimborsati in Italia per la cura del diabete di tipo 2, non ancora per l’indicazione anti-obesità – sono prodotti sempre più noti al grande pubblico: gli agonisti del recettore Glp1 o Glp1Ra, eletti dalla rivista Science ‘Breakthrough of the Year 2023’ (l’innovazione scientifica più significativa dell’anno), il gioiello più prezioso che brilla nel portafoglio e nella pipeline dell’azienda danese Novo Nordisk. Maffeis è il primo autore di un documento di consenso diffuso l’anno scorso dalla Siedp (Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica) e dalla Sip (Società italiana di pediatria) sull’impiego di queste molecole nei teenager. “Al momento della pubblicazione, la Consensus si riferiva solo al principio attivo liraglutide – ricorda l’esperto – mentre oggi c’è anche la semaglutide che possiamo usare. Vanno prescritti unicamente da centri di terzo livello, in casi ben precisi e definiti: adolescenti dai 12 anni in su, che si trovano in condizioni di obesità con complicanze o di obesità grave, e che non rispondono alle modificazioni dello stile di vita. Cambiamenti che – ripete lo specialista – rimangono il primo, necessario presidio da adottare contro l’eccesso ponderale in età evolutiva”.
Alla vigilia della Giornata mondiale dei disturbi alimentari in calendario il 2 giugno, i farmaci Glp1Ra sono sotto i riflettori anche negli Usa dove si apre oggi l’Endo 2024, Congresso annuale dell’Endocrine Society. Uno studio presentato al meeting, riferito in particolare a liraglutide,
denuncia
come il medicinale – benché autorizzato in età pediatrica dalla Food and Drug Administration – nella vita vera viene ‘negato’ perché in molti casi le assicurazioni rifiutano di coprirne la spesa. “Questo non rimborso, nel nostro caso da parte del Servizio sanitario nazionale, per l’indicazione obesità – evidenzia Maffeis – è un problema anche in Italia”. Dove per i costi, ma soprattutto per la perdurante carenza di principi attivi, “gli studi di real-life che sono utili a valutare l’impatto di una terapia ‘sul campo’ – spiega il medico – in questo momento sono bloccati. Non solo nel nostro Paese, ma a livello internazionale”.
Numeri in grado di fotografare l’uso di ‘semaglutide & Co.’ nella popolazione adolescenziale, in altre parole, non ce ne sono perché non riescono a raccogliere. “Per l’Italia – riporta Maffeis – noi abbiamo fatto partire uno studio di real-life sulla liraglutide, ma lo si è dovuto sospendere a causa della carenza di farmaco disponibile, che quindi nei fatti non era prescrivibile. Il secondo problema è che la famiglia deve sostenerne le spese, nell’ordine di migliaia di euro in un anno, il che ha fatto sì che un certo numero di pazienti hanno rinunciato al trattamento”. La terapia consiste in iniezioni sottocutanee, giornaliere per liraglutide e settimanali per semaglutide. “Non disporre di dati in real-life è un problema – chiarisce l’esperto – perché sarebbero utili per capire sul campo fino a che punto il farmaco è efficace, quali sono gli effetti collaterali specie a lungo termine, qual è l’aderenza del paziente a questo trattamento nel tempo e quale la sostenibilità della terapia”.
La situazione, invece, è di stallo. A discapito di quanti pazienti? “Gli adolescenti con obesità, facendo una stima assolutamente molto al ribasso – risponde lo specialista – sono almeno il 5% (per i bambini siamo al 10%). Considerando che in Italia ci sono almeno 4 milioni di 12-18enni, se il 5% soffre di obesità significa almeno 200mila teenager, circa la metà dei quali hanno un’obesità con complicanze o grave e potrebbero beneficiare di questi farmaci. Vuol dire 100mila. La distribuzione di sovrappeso e obesità lungo la Penisola non è costante né stabile, perché abbiamo regioni come Campania e Sicilia in cui è molto superiore, e altre come Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige in cui i valori sono più bassi. Si tratta pertanto di una stima di massima”, che tuttavia rende l’idea.
Un esercito di giovanissimi, adulti del futuro, afflitti da una malattia che, “parliamoci chiaro – puntualizza Maffeis – può accorciare la vita. Mediamente, infatti, l’eccesso di peso si associa a diabete, ipertensione, dislipidemia, disturbi ortopedici, cancro. Senza contare i problemi psicologici. Se noi riusciamo fin dai ragazzi, attraverso l’azione della famiglia e della scuola, a esercitare un’azione preventiva su sovrappeso e obesità, questa eviterà anche tante altre patologie. Però nella prevenzione, purtroppo – ragiona il medico – si crede (e si investe) poco. Dunque un trattamento precoce, fin da subito, permette di avere risultati migliori nel breve e nel lungo termine. Il paziente dimagrisce e tende a mantenere il calo ponderale. Chiaramente è importantissimo”.
“Il messaggio più importante per la popolazione – insiste Maffeis – è no all’equazione ‘cura dell’obesità uguale farmaco’. Il farmaco non deve essere considerato l’unica soluzione per l’eccesso di peso, ma si affianca al cambiamento degli stili di vita. Questo è un concetto fondamentale, non ben compreso”. Ribadita la premessa, si può affermare con certezza che “mentre un tempo, al di là dell’intervento sullo stile di vita o della chirurgia nei casi più estremi – rammenta l’esperto – non avevamo la possibilità di trattare farmacologicamente l’eccesso di peso, perché i vecchi prodotti avevano un’efficacia molto bassa e parecchi effetti indesiderati, adesso abbiamo una classe farmaci molto promettenti, analoghi ormonali, che consentono un calo ponderale significativo”.
“Oltre a quelli già disponibili – prosegue lo specialista – ce ne sono altri allo studio, con sperimentazioni internazionali in corso sugli adolescenti anche nella mia unità operativa, che fanno ben sperare. Ovviamente bisognerà verificarne l’efficacia, gli eventi avversi, l’effettiva utilizzabilità, il rapporto costo-beneficio, però da un punto di vista generale possiamo dire che i risultati ottenibili con i farmaci di ultimissima generazione sembrano essere molto validi”. E “come clinico che da 40 anni si occupa di questo argomento, dico che è indispensabile avere dati di real-life. Purtroppo – osserva il medico – si tratta di un tipo di ricerca non sufficientemente sostenuto. Questo è molto sbagliato, perché le informazioni che uno studio del genere può dare sono cruciali, sono quelle che indicano cosa succede davvero somministrando una terapia”.
Maffeis conclude sintetizzando “4 messaggi. Primo, c’è una possibilità farmacologica per il trattamento dell’obesità dell’adolescente, assolutamente molto promettente; secondo, servono dati di real-life; terzo, sarebbe utile una rimborsabilità di questi farmaci per aumentarne la possibilità di impiego; quarto, sarà importante capire se anche nei pazienti sotto i 12 anni sarà possibile iniziare un trattamento farmacologico”.