(Adnkronos) – “Mia moglie forse ha rotto il sacco, potete venire?”. E’ notte fonda all’ospedale San Paolo di Milano, quando un papà si affaccia nel corridoio dell’area parto e si trova davanti questa scena: 5 ostetriche che corrono di qua e di là, tra sale travaglio e sale parto, senza sosta, l’anestesista avanti e indietro da una stanza all’altra. La domanda, spontanea: “Ma lavorate sempre a questi ritmi?”. In realtà, quella vissuta dal team della struttura meneghina è stata una notte fuori dall’ordinario. Un vero ‘ingorgo di cicogne’, tra il 7 e l’8 settembre. Nell’arco di sole 4 ore – dalle 3.39 alle 7.40 – si sono concentrati i parti che in media l’ospedale fa in 2 giorni, se si tiene conto della statistica pura e semplice. Sei parti – contro i 3-3,5 di media giornaliera, 1.200 l’anno – 3 cesarei e 3 vaginali, 3 bebè maschi e 3 femmine, da 3 mamme italiane e 3 straniere (Filippine, Perù, El Salvador), 3 al primo figlio e 3 al secondo. “La perfetta simmetria dei numeri”.  

Quando stamattina, “alla fine di questo vortice”, ginecologi e ostetriche, l’anestesista che si è diviso fra epidurali e anestesie per i cesarei, e lo specializzando che era di turno si sono guardati negli occhi erano “stanchissimi, ma felici”, racconta all’Adnkronos Salute Anna Maria Marconi, direttore dell’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia del San Paolo, professore universitario di Ostetricia e Ginecologia e direttore della Scuola di specialità. “E’ stato curioso, perché è successo tutto in 4 ore precise, quasi a spaccare il minuto”.  

Quattro ore movimentate. “Le donne che hanno avuto i parti vaginali avevano chiesto tutte e 3 l’epidurale, quindi l’anestesista lo abbiamo chiamato alle 22 e non è più andato via, ha seguito sia queste donne che le altre 3 che avevano l’indicazione al cesareo. E tutte e 6 erano in travaglio in contemporanea, cesarei compresi”, ricostruisce il primario. 

“Uno di questi cesarei – continua – è stato fatto in corso d’opera perché il neonato aveva tirato fuori il braccino in fase di parto. Un altro perché il bebè era podalico. E anche l’altra mamma era in travaglio, aveva avuto un primo figlio con parto cesareo e anche il secondo ha voluto nascesse così”. La sequenza è stata questa: 3.39 cesareo; 16 minuti dopo, alle 3.55, parto con epidurale; passano altri 6 minuti e alle 4.01 altro parto con secondamento manuale. Un attimo di tregua e poi nuova sequenza: 5.24 parto con epidurale; 5.50 cesareo; infine, 7.40, cesareo per neonato podalico. Il personale si è dovuto dunque organizzare per gestire il ‘traffico’ in sala parto, e ha dato il benvenuto nell’ordine a: Nicolò Valentino (3,45 kg), Leonardo (2,94 kg), Giosuè Isaia (3,09 kg), Alice Mya (3,07 kg), Mary Zuri Paulina (3,19 kg), Adara Brianna (2,84 kg). 

“E’ sempre bellissimo – commenta Marconi – La sala parto è uno dei posti più affascinanti dove lavorare, soprattutto quando alla fine va tutto bene. Io dico sempre che facciamo il lavoro più bello del mondo. Ti dà quella nota di adrenalina, ma poi quando le cose vanno per il verso giusto è proprio una gioia”. Le mamme di questa notte erano tutte intorno ai 30 anni. A seguirle con le ostetriche c’erano 2 ginecologi strutturati e uno specializzando (“ce n’è sempre uno per ogni turno di guardia, che aiuta e si forma”). Specializzando “al secondo anno e per fortuna non alle sue prime guardie”, sorride Marconi, visto il super lavoro al quale ha dovuto collaborare. “E ci ha dato una mano, riuscendo a non rimanere con gli occhi sbarrati per quello che stava succedendo”.  

Al mattino, il team ha dovuto affrontare la corposa parte amministrativa per riportare – per ciascun parto – la descrizione dell’intervento nel dettaglio di ogni passaggio. “Ci siamo ritrovati tutti insieme. E c’erano tutti i computer occupati da chi scriveva sulla cartella digitale le informazioni. Abbiamo revisionato tutto” ricostruendo l’anomalo ‘baby-boom’.  

Sarà stata colpa della luna che, secondo credenze popolari, si dice influenzi il travaglio? “Noi che ci occupiamo di nascite crediamo nella luna – sorride la ginecologa – e proprio per questo motivo abbiamo anche analizzato i nostri dati abbinandoli alle varie fasi lunari di tutti i giorni, risalendo indietro di anni”. Risultato: “Non è vero che la luna influenza le nascite – rivela – Però comunque noi abbiamo questa sensazione”. Che luna c’era fra il 7 e l’8 settembre? Ultimo quarto, luna calante. Una fase di cambiamento, che apre la strada alla luna nuova, attesa per il 15 settembre. “Di solito funziona più la luna piena, ma con i cambiamenti climatici non si sa mai”, scherza Marconi al termine di una notte magica e prolifica, persino contro i pronostici lunari.