(Adnkronos) –
Ronaldo, Neymar, Benzema, Milinkovic-Savic, sono le stelle del calcio che hanno deciso di lasciare l’Europa per volare in Arabia e accettare le offerte milionarie per lanciare a livello mondiale la Saudi Pro League, ma c’è un altra professione che viene ricoperta d’oro in Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Oman, Bahrain e Kuwait: i medici europei. Il fenomeno, che comprende anche gli infermieri, non è nuovo ma negli ultimi anni è aumentato di pari passo con i grandi investimenti che sono stati fatti negli ospedali e nei centri di alta specializzazione. 

“Monitoriamo questo fenomeno da circa otto anni – spiega all’Adnkronos Salute Foad Aodi, presidente dell’Associazione dei medici stranieri in Italia (Amsi) – Quando vengono offerti stipendi da oltre 14mila euro al mese più tanti benefit, come la casa, l’auto e la scuola per i figli, è difficile resistere. Ci arrivano tante richieste per medici con passaporto europeo, cercano soprattutto colleghi italiani, francesi e tedeschi. In questi paesi si arriva ad investire il 10% del Pil nella sanità, vuol dire avere strutture ad alta specializzazione e servono quindi: ortopedici, chirurghi plastici, anestesisti, ginecologi, pediatri e, dopo il Covid, infettivologi e pneumologi”.  

Sul web ci sono siti specializzati dove è possibile monitorare e trovare le posizioni richieste dagli ospedali, oppure è possibile inserire la propria specializzazione e la città dove si vorrebbe andare per poi trovare le offerte, che non mancano.  

I Paesi del Golfo Persico “hanno pochi laureati in medicina – ricorda il presidente dell’Amsi – perché i ragazzi preferiscono optare per facoltà economiche o tecnologiche. Il 90% dei laureati dei paesi del Golfo Persico arriva dalla Palestina, Egitto, Siria, Giordania e Marocco. Ma non bastano”. La Dubai Healthcare City (Dhcc) è una piccola città nella città nata nel 2002 che riunisce i servizi sanitari di base, le aziende del settore e fornisce l’ospitalità, con oltre 4.400 professionisti della salute, 10 ospedali e altre strutture.  

La carta vincente dello svolgere la professione del medico a queste latitudini è “una burocrazia snella”, evidenzia Aodi che spiega il ‘gap’ con l’Italia. “In 30-40 giorni c’è il riconoscimento del titolo di laurea questo fa sì che si possa iniziare a lavorare da subito, non come in Italia dove – se sei un medico straniero – per fare i concorsi serve la cittadinanza e per il riconoscimento della laurea ci mettono anche un anno. Abbiamo oltre 3mila medici che per questo sono fermi mentre potrebbero lavorare anche nel Ssn. Serve – rimarca – accelerare e togliere l’obbligo della cittadinanza per i medici stranieri per partecipare ai concorsi. Anche perché a queste prove in alcune realtà non si presenta nessuno e poi vengono chiamati i medici cubani o argentini”.  

Poche settimane fa a Roma si è svolta la cerimonia di firma di sei memorandum d’intesa tra il ministero dell’Istruzione del Regno dell’Arabia Saudita e sei strutture ospedaliere italiane per la realizzazione di programmi di formazione clinica di medici sauditi. Hanno siglato l’accordo con il ministero saudita: L’Asst Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano; l’Ismett di Palermo; l’Istituto Neurologico Besta di Milano; Istituto nazionale dei tumori di Milano; l’Ente ospedaliero specializzato in Gastroenterologia ‘Saverio de Bellis’ di Castellana Grotte (Bari); l’Azienda ospedaliera Universitaria Federico II.