(Adnkronos) – L’ombra di un albero, il verde delle foglie, il profumo dei fiori, il rumore dell’acqua. In una parola, il potere della natura per rievocare ricordi lontani e rassicurare l’animo di chi ha tante primavere alle spalle e oggi convive con forme di demenza. Si chiama giardino terapeutico: la ‘via botanica’ si sta testando in diverse parti del mondo e si è accumulata anche della letteratura scientifica sull’effetto benefico del verde, per esempio sugli anziani con demenza. A riaccendere i riflettori su questa esperienza green è l’Istituto ‘La Provvidenza’ di Busto Arsizio (Varese) che nei giorni scorsi ha inaugurato il suo Giardino terapeutico.  

“L’azione di cura e di tutela chiama in causa non soltanto le persone, ma anche gli spazi edilizi e urbani – spiega il direttore Luca Edoardo Trama, presentando il senso dell’iniziativa – E l’ambiente di vita dei malati di vari tipi di demenza deve essere rimodellato sulle loro esigenze”. Anche l’occhio vuole e può fare la sua parte, assicura. “La qualità funzionale ed estetica degli spazi ad hoc, sia chiusi che aperti, ha un ruolo determinante, non soltanto perché supporta lo sviluppo dei programmi terapeutici, ma perché richiama costantemente il valore e l’inviolabilità di ogni persona, riconoscendo la sua dignità insieme con chi se ne prende cura. Da queste esigenze nasce la realizzazione del nostro Giardino terapeutico”.  

Per il taglio del nastro erano presenti autorità locali e ospiti e visitatori dell’Istituto. Gli obiettivi che si spera di raggiungere con l’aiuto del ‘green power’ sono: “Ridurre i problemi comportamentali e in particolare il disorientamento spazio temporale, i tentativi di fuga, il girovagare afinalistico e le reazioni catastrofiche – elenca Trama – ridurre l’uso dei farmaci psicoattivi e il ricorso alla contenzione; rallentare il declino delle capacità funzionali; stimolare le capacità residue; stimolare la memoria remota dei pazienti nei riguardi delle loro attività precedenti, come ad esempio coltivare l’orto, accudire i fiori, passeggiare nel giardino; compensare i deficit cognitivi e funzionali causati dalla demenza”. 

Il giardino è strutturato come un percorso guidato, “all’interno del quale le persone affette da qualsiasi tipo di demenza possono muoversi liberamente e senza pericoli. La guida ideale è rappresentata dalla natura: chi lo frequenta e vi sosta entra infatti in contatto con i diversi colori e aromi delle varie specie di piante presenti”, racconta il direttore dell’Istituto. C’è bisogno “di un ambiente sicuro e di una stimolazione mentale e fisica appropriata, per cui il nostro progetto per il giardino prevede il rispetto di alcune componenti”. 

In primo luogo la vegetazione: sono previste diverse specie riconoscibili per il colore e il profumo dei fiori. Ci sono poi alcune aree dove ci si può fermare, alcune più ampie e ombreggiate, altre con panchine perimetrali, in modo da favorire gli incontri e le attività ricreative collettive. Il tutto in un “percorso unico, semplice e rotondeggiante, in modo da aumentare la sicurezza degli ospiti e rinforzarne il senso di familiarità”. Ogni dettaglio conta, assicura l’esperto. I vialetti sono stati pavimentati con colori tenui, e sono antisdruccciolo e antiriflesso, dotati di corrimani di sicurezza, per consentire una deambulazione sicura ed un benessere visivo. I punti di riferimento sono progettati, evidenzia ancora Trama, “al fine di stimolare le capacità mnesiche e l’orientamento spaziale, generalmente compromessi”.  

E poi, fra gli elementi naturali su cui si punta c’è l’acqua: il rumore dell’acqua che scorre “rappresenta un importante stimolo uditivo nell’archivio della memoria”, ragiona Trama. Il giardino è anche protetto con una recinzione mimetizzata attraverso specie vegetali o staccionate in legno, per evitare di infondere un senso di chiusura. “E’ un progetto sul quale abbiamo investito tantissimo”, conclude.