(Adnkronos) – Concetti stravaganti quelli della cucina futurista che si rifanno ad un movimento artistico e culturale che ha prodotto grandi mutamenti, inventando nuove forme estetiche in ogni campo, anche nelle nostre cucine. I gusti e la consapevolezza alimentare degli italiani, tuttavia, si stanno evolvendo verso una cucina ugualmente originale e ricca ma più sana, che tiene conto delle influenze di altre culture e dell’accresciuta informazione in merito ad un’alimentazione equilibrata. Come dimostrano i molti studi dell’Osservatorio Nestlé che dal 2009, sonda i comportamenti e gli stili di vita e di alimentazione del nostro Paese. È per questo che oggi si parla di una nuova Cucina Mediterranea-Futurista. 

“Grazie all’incondizionata passione italiana nei suoi confronti, la pasta è fortunatamente sopravvissuta alla bizzarria della cucina futurista dei primi del 1900 che ne auspicava l’abolizione perché, secondo i dettami del movimento, generava “fiacchezza, pessimismo e inattività nostalgica …”. Ma la pasta non era l’unica stravaganza presa di mira dal movimento. I futuristi hanno infatti cercato di diffondere un tipo di cucina fuori dagli schemi che, semplificandone i principi, potremmo riassumere con l’abolizione (pasta a parte) delle posate e dei condimenti tradizionali, la proposta di accostamenti estremamente audaci di ingredienti, ricette dai nomi singolari e con un originale modo di presentarle, un approccio al cibo sicuramente innovativo per l’epoca”, si legge in una nota.  

Un retaggio culturale che ci ha influenzato tutti, anche chi chef non è se, come emerso dall’ultimo studio dell’Osservatorio Nestlé[i], il 63%, quindi la maggior parte degli italiani e in primis i 25-34enni, alla domanda diretta “Conosci la cucina futurista?” afferma senza esitazioni di conoscerla, a fronte del rimanente 37% che ne sa molto poco, soprattutto nel range di età 45-64, probabilmente meno desiderosi di spingersi oltre la cucina classica oppure meno curiosi di sperimentare. Ma a seguire i principi propri della cucina futurista è proprio l’85% degli italiani (prevalentemente donne, 87%) che ritiene cruciale l’armonia tra forma e colore nella presentazione di un piatto. Effettivamente questo principio si è ormai diffuso e sono molti ad affermare che nutrire gli occhi e stimolare la fantasia prima di stimolare il palato, rende il pasto un’esperienza che va oltre il semplice nutrimento. 

L’utilizzo di abbinamenti contrastanti (dolce-salato, dolce-piccante, ecc.) diffuso da questo movimento, emerge come una prassi molto estesa, 81%, mentre è meno consolidata ma significativa la tendenza a inventare nomi personali per piatti e ricette, con circa il 60% degli intervistati che dichiara di averlo fatto almeno qualche volta. Un dato importante che parla di un’abitudine che si sta diffondendo come se, dando il nome ad un piatto, oltre che azzardando accostamenti, volessimo parlare anche di noi. Queste due abitudini sono più comuni tra la fascia d’età 25-44 anni. Facendo un excursus nella cultura italiana circa la cucina futurista e il suo significato, oggi si nota come il 66% abbia più o meno le idee chiare, indicando nell’ordine: accostamenti inusuali di ingredienti e sapori, un impiattamento originale e creativo, un’interpretazione irriverente dei piatti, la scelta del colore dei piatti in relazione ai colori del cibo. 

Il 28% sembra essere confuso sul tema, con risposte che spiegano la cucina futurista come, nell’ordine: piatti preparati con alghe, insetti, carne coltivata sinteticamente (ma a Marinetti non sarebbe mai venuto in mente!), piatti preparati combinando ingredienti provenienti da più Paesi (non ci ricorda la cucina fusion?), e introducendo il concetto di minimal con piatti preparati con pochi ingredienti, e di healthy con piatti preparati con ingredienti biologici. Ad una rilettura più attenta, però, questo 28% apparentemente confuso potrebbe invece rivelare come la cucina futurista, che ci ha ispirato un diverso modo di preparare e presentare i cibi, stia evolvendo verso un’altra scuola di pensiero che tiene conto delle attuali esigenze e soprattutto delle nuove e importanti informazioni a carattere alimentare e nutrizionale alle quali oggi abbiamo accesso. 

Sul tema, oltre a ciò che emerge da questo sondaggio, ci dà una chiave di lettura il Dottor Giuseppe Fatati, Presidente dell’Osservatorio Nestlé e Presidente di Italian Obesity Network: “Il manifesto della cucina futurista sovverte i comportamenti e il modo abituale di consumare il pasto. Marinetti scrive: ‘Consultiamo le nostre labbra, la nostra lingua, il nostro palato, le nostre papille gustative le nostre secrezioni ghiandolari ed entriamo genialmente nella chimica gastrica’. Questa affermazione contiene una intuizione geniale! Solo recentemente è stato dimostrato che i recettori del gusto sono presenti non solo nel cavo orale ma anche, ad esempio, nel tratto gastroenterico e sono in grado di influenzare la risposta endocrino metabolica al cibo”. Prosegue Fatati: “Il Manifesto della cucina futurista si proponeva di rompere gli schemi e superare l’alimentazione tradizionale attraverso i sapori, i colori, gli odori e i rumori. Il piatto con le vivande come opera d’arte. Attualmente, possiamo suggerire forse un po’ troppo arditamente, che è in atto un armistizio perché nella cucina moderna i prodotti base rimangono quelli tradizionali (tavola del contadino), le porzioni e i grassi seguono gli indirizzi delle linee guida per una sana alimentazione (dieta mediterranea), i piatti sono ben guarniti, gli accoppiamenti arditi dolce salato non dispiacciono e in cucina vengono utilizzati strumenti tecnologici”.